Questo progetto è stato realizzato in collaborazione con la fotografa Flavia Cortonicchi, collega, amica e compagna di viaggio.

Abbiamo viaggiato attraverso la “lacrima dell’India” con l’intento di fotografare le donne impegnate nelle piantagioni di tè, un tempo base dell’economia dello Sri Lanka, oggi elemento ancora importante.

Ma ciò che veramente ci ha mosso verso quella parte dell’Asia è ciò che ci accomuna come donne e come fotografe: l’interesse di incontrare altre donne di culture diverse.

Così, come altre volte, abbiamo riempito i nostri zaini di attrezzatura fotografica e tante ore di studio a tavolino. Ma come tutte le altre volte ciò che abbiamo incontrato ci ha stupite.

In Sri Lanka il lavoro della raccolta delle foglie di tè è affidato esclusivamente alle donne, principalmente di etnia Tamil, che vivono in villaggi a ridosso delle piantagioni, abitati dalle loro madri, che furono raccoglitrici, e dalle loro figlie, che saranno raccoglitrici.

Le ore lavorative sono lunghissime, tutto il tempo che la luce del giorno permette, non ci sono pause neanche per il pranzo, le condizioni di sicurezza sono inesistenti, il salario bassissimo.

Eppure queste donne non sembrano soffrire troppo questa situazione, poiché vivono nei propri villaggi, benché in condizioni igieniche disastrose, mantengono la propria lingua e preservano la propria cultura etnico – religiosa. Ed è stata proprio la distanza culturale il primo ostacolo che abbiamo dovuto affrontare, perché i Tamil non parlano né inglese né cingalese.

Abbiamo cercato, così, di seguire le donne raccoglitrici nelle giornate lavorative e nei loro villaggi, provando a comunicare le nostre intenzioni.

Dopo i primi giorni di normale diffidenza, siamo riuscite a instaurare dei rapporti in un linguaggio privo di alfabeto, che ci piace definire tutto “al femminile”.

Il risultato è “Le madri del Ceylon”, un progetto che consideriamo realizzato non solo da due fotografe, ma dall’aiuto e dalla disponibilità di una comunità di donne, le raccoglitrici Tamil.