GRAB The City
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea presenta la mostra GRAB THE CITY, nata dalla collaborazione scientifica tra la stessa Galleria Nazionale e il Dipartimento di Architettura e Progetto DiAP di Sapienza Università di Roma.
La mostra, curata congiuntamente da Alessandra Capuano con Alfonso Giancotti, Anna Giovannelli e Daniele Frediani del DiAP, e da Giovanna Coltelli e Valeria Lupo, con l’Ufficio Mostre della Galleria Nazionale, si ispira al GRAB, Grande Raccordo Anulare delle Biciclette: un vasto anello ciclopedonale di quasi 50 Km che attraversa la capitale. Il progetto del GRAB, che a nove anni dall’ideazione sta giungendo con Roma Servizi per la Mobilità all’imminente apertura dei cantieri, ha preso avvio su iniziativa di VeloLove e si è sviluppato grazie a un interessante processo partecipativo della cittadinanza.
L’esposizione offre una lettura inedita e multiculturale della città di Roma, presentando la pista ciclabile quale dispositivo sostenibile di percezione, fruizione e trasformazione di una città meravigliosa, talvolta inattesa o nascosta. Opere di pittura, scultura, grafica e fotografia, accanto a mappe, progetti e modelli di architettura, organizzati in cinque percorsi tematici – Memorie, Corpi, Nature, Immaginari, Comunità – illustrano le potenzialità del GRAB offrendo un affascinante viaggio storico, artistico, scientifico e antropologico attraverso monumenti e parchi, borgate e acquedotti, quartieri neorealisti e necropoli, oasi urbane e fiumi. Le sezioni Città per Anelli e Visioni sono dedicate rispettivamente alla forma della città storica e alla sua visione futura. La mostra è promossa da VeloLove, Legambiente e dal Touring Club Italiano e gode del patrocinio del Ministero della Cultura, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e di Roma Capitale.
L’iniziativa è parte del progetto di ricerca DiAP Sapienza ARCHAEOGRAB Green networks for sustainable mobility and public spaces. A project for the enhancement of archaeological and natural heritage in the suburbs of the city of Rome.
COMUNITÀ
Alessandro Lanzetta, ha indagato i luoghi
Francesca Romana Guarnaschelli, ha ritratto le persone
L’installazione Comunità si propone di fornire un’immagine complessiva del mosaico delle numerose associazioni di cittadini di ogni età, etnia, genere e cultura che abitano il territorio attraversato dal GRAB. Roma, a fronte di molte carenze del welfare-state e degli spazi pubblici, è la metropoli occidentale in cui sono maggiormente presenti fenomeni di autorganizzazione urbana: parchi, centri culturali, campi sportivi e servizi vari. Queste pratiche informali, tuttavia, si collocano spesso al confine tra cultura ufficiale e antagonista, in una equivoca zona grigia tra legalità e illegalità.
Rappresentare iconograficamente il tema politico delle Comunità romane vuol quindi dire correre il rischio di restituire un contesto falsato sia dalla pubblicistica dello spazio, positiva o negativa a seconda delle narrazioni, sia dalla percezione degli osservatori, che possiedono uno sguardo naturalmente orientato e quindi prevenuto o indulgente, interessato o disinteressato, ma, sopratutto, inevitabilmente estetizzante. Per cercare di ridurre questo rischio si è scelto di adottare la tecnica artistica della fotografia e quella narrativa del catalogo. La fotografia è secondo Walter Benjamin lo strumento espressivo della modernità, quello in cui «la quantità si è ribaltata in qualità». Per Luigi Ghirri, essa è capace di instaurare una distanza tra la volontà d’arte dell’autore e la realtà, restituendo uno «strano equilibrio tra il nostro interno e il mondo esterno». Il catalogo, invece, evita una narrazione orientata, poiché, come nel Bilderatlas Mnemosyne di Aby Warburg, accosta una serie di immagini che possono reagire iconologicamente tra loro a seconda della sensibilità dell’osservatore: un mosaico che veicola un messaggio diverso e indipendente da quello delle singole figure che lo compongono.
L’installazione Comunità, così, non vuole soffermarsi sui singoli luoghi, architetture, associazioni e persone rappresentate, ma vuole restituire la ricchezza complessiva di ciò che si incontra. Seguendo Warburg, essa cataloga in maniera neutra e omogenea le numerose aggregazioni sociali, assistenziali, culturali e religiose che gravitano attorno al GRAB, offrendone una selezione in due composizioni di 36 fotografie collocate una di fronte all’altra. La prima ne rappresenta gli spazi, istituzionali o informali, stabili o temporanei, al chiuso o all’aperto. La seconda, ne mostra i leader o i semplici esponenti. In questo modo, l’installazione si propone di esaminare l’ecologia sociale del tessuto urbano romano nel reciproco rapporto tra persone e paesaggio.